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In un saggio di qualche anno fa, precisamente del 2002, il teologo domenicano Christian Duquoc parlava del dialogo fra il cristianesimo e le altre religioni. Il saggio si intitola L’unico Cristo, una sinfonia differita, di cui esista uno splendido invito alla lettura del professor Jean Paul Lieggi per Cercasi un fine 119(mag-giu 2020). L’immagine che utilizza Duquoc per raccontare del dialogo fra cristianesimo e religioni è quella della sinfonia e, in particolare, di una sinfonia differita. In altre parole, secondo il nostro teologo, la relazione che esiste fra il cristianesimo e le altre religioni non è quello di chi possiede o chi non possiede la verità assoluta e incontrovertibile, ma su come tutte le religioni possono dialogare alla ricerca della Verità, senza scadere nel compromesso o nella confusione. In altre parole, non esiste nessun dialogo quando ammettiamo che esista un solo Dio e che tutti lo pregano a modo loro, come non c’è nessun dialogo quando prendiamo diverse pratiche religiose e culturali per adattarle alle nostre convinzioni. Un esempio di tutto questo sono quei dialoghi fra persone di diverse religioni che, ancor prima di confrontarsi sulla loro cultura e sul loro credo, dicono: “Vabbè tanto adoriamo tutti un solo Dio, che lo chiami Padre, Allah, Visnù, è sempre lo stesso”. Sotto questa maschera di tolleranza c’è la mediocrità di chi non sa neanche di cosa sta parlando e vorrebbe semplicemente evitare un confronto. Si tratta, insomma, di una constatazione amichevole onde evitare di impelagarsi in questioni che possano scardinare le nostre certezze o convinzioni. Invece, l’immagine che utilizza Duquoc parte da una umile convinzione di fondo ovvero che nessuno di noi sa davvero come tutte le religioni, nel loro desiderio di unità con Dio e fra gli uomini e le donne, di armonia con il cosmo e l’ambiente, possano davvero vivere insieme. Si tratta, infatti, di una sinfonia in cui tutte le componenti suonano e si mescolano fra di loro ma differita in quanto non sappiamo come il Compositore le tenga insieme. Sappiamo solo che quando il Compositore che è Dio si sarà manifestato, allora avremo una immagine completa della partitura, un ascolto della grande orchestra del mondo, in cui ogni religione suona e costruisce la sinfonia insieme alle altre religioni. Allora, se questo Compositore si mantiene a distanza e non ci permette di riconoscerlo come l’unico Compositore, come potremmo dire, noi cristiani, che questo Compositore sia Gesù? Questo rimane il problema aperto da Duquoc e la sfida per la teologia contemporanea come per ogni cristiano che desidera entrare in dialogo con credenti di altre religioni. Una delle possibilità che apre il professor Lieggi è quella di rimettere in gioco il paradigma della sintassi della Trinità, ovvero di come le Tre Persone Divine vivono ed operano nella storia della salvezza. Tornare, insomma, a credere nella Trinità di Dio per poter dialogare con tutti, credenti, non credenti, atei, agnostici, credenti di altre religioni. Perché il Dio in cui crediamo è in sé stesso dialogo e Gesù ci ha rivelato questo Dio che dialoga come Padre, Figlio e Spirito Santo, e nel suo dialogo coinvolge anche ciascuno di noi. E noi, come ospiti veniamo adottati come figli nel Figlio, in Gesù Cristo. E sarà proprio la nostra fede in Cristo Risorto a permetterci di dialogare e scendere nelle profondità di ogni essere umano, per scorgerne l’anelito divino.